Nel post precedente abbiamo parlato di come insegnare l’empatia contribuisca a prevenire fenomeni in preoccupante crescita come il bullismo. Un aspetto di esso, oggi tornato di scottante attualità per via di recenti casi di cronaca, è quella del cyberbullismo. Esso si concretizza in un tipo di attacco continuo, ripetuto, offensivo e sistematico, attuato mediante la rete, a danno dei minori.
Come proteggere i nostri figli da un uso scorretto della rete e dei social?
Questa la domanda di ogni genitore che osservi con quanta dimestichezza, sin da precocissima età, i figli navighino in rete e condividano contenuti sui social.
A parte le misure previste per legge (alla Camera qualche giorno fa è stata approvata una proposta di legge atta a disciplinare proprio questa materia), crediamo che un serio percorso educativo sia, anche in questo campo, la strategia più efficace.
Famiglia, scuola, i luoghi di aggregazione dei giovani sono gli ambiti in cui affrontarlo con pazienza e costruendo giorno dopo giorno una consapevolezza corretta sugli strumenti digitali, che sempre più saranno parte del quotidiano dei nostri ragazzi.
Alcuni miti da sfatare
Spesso la rete viene vista come un pericolo, più che come un’opportunità.
D’altro canto, si dà per scontato che i “nativi digitali” siano naturalmente padroni degli strumenti tecnologici. E non ci si preoccupa sufficientemente di conoscere i mezzi che utilizzano e i comportamenti che attuano in rete, pensando che le competenze necessarie si sviluppino “naturalmente” attraverso la pratica.
Il punto di partenza per approcciare correttamente l’educazione digitale dovrebbe proprio essere quello di mettere in discussione questi “falsi miti”, ed essere consapevoli piuttosto del concetto di cittadinanza digitale.
Costruire la cittadinanza digitale
Internet può essere considerato un mondo parallelo a quello in cui viviamo: attraverso la rete ci informiamo, lavoriamo, conversiamo, acquistiamo, cerchiamo svago e divertimento, proprio come nei contesti analogici che viviamo quotidianamente.
Questo mondo digitale, di cui ognuno di noi è cittadino, richiede pertanto una buona coscienza civica digitale, che deve essere formata attraverso una corretta educazione!
Educare alla cittadinanza digitale vuol dire
rendere i soggetti in formazione cittadini in grado di
- esercitare la propria cittadinanza utilizzando in modo critico e consapevole la Rete e i Media,
- esprimere e valorizzare se stessi utilizzando gli strumenti tecnologici in modo autonomo e rispondente ai bisogni individuali, sapersi proteggere dalle insidie della Rete e dei Media (plagio, truffe, adescamento…),
- saper rispettare norme specifiche (rispetto della privacy, rispetto/tutela del diritto d’autore…),
- essere cittadini competetenti del contemporaneo.
tratto dal sito “Cittadinanza digitale”
In questo interessante articolo tratto dal blog di TinkiDoO, una startup che opera proprio nel campo dell’insegnamento delle competenze digitali, abbiamo trovato un elenco di quelle che sono le skill da coltivare per essere dei bravi cittadini digitali. Perché, come dicevamo prima, essere nativi digitali non significa essere competenti digitali, e per la velocità con cui questo scenario evolve tutti i soggetti hanno necessità di formarsi costantemente durante tutto l’arco della vita.
Solo la formazione corretta su queste tematiche contribuirà ad accrescere la consapevolezza della propria reputazione online e ad avere coscienza delle tracce indelebili che lasciamo di noi (e degli altri) in rete.
Alcune risorse utili
l’e-book
Un e-book concreto e pratico, per approcciare il discorso non in un’ottica di “tolleranza zero”, ma improntata ad un uso responsabile e positivo della rete.
il libro
Essere buoni cittadini, dicevamo, significa conoscere e rispettare anche le regole della vita sociale online. Questo testo è una guida alla cittadinanza digitale, e riporta anche esperienze didattiche attuate con successo nelle scuole.
il video
La testimonianza di un progetto scolastico che ha coinvolto e appassionato tanti ragazzi, insegnanti ed istituzioni.
Sicuramente c’è tanto lavoro da fare, ma da parte dei ragazzi c’è la necessità di imparare e, sicuramente, anche la voglia di farlo.
Prima di confrontarci con loro, dunque, frequentiamo anche noi una buona scuola al digitale, che ne dite?!?