I numeri sono spaventosi e parlano di 25mila donne in Italia costrette a licenziarsi per accudire i figli o per l’impossibilità di far conciliare lavoro e famiglia. I motivi associati a questa scelta forzata sono legati principalmente ai costi dell’asilo nido molto elevati, la mancanza degli stessi e le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia, senza contare gli stipendi bassi e i nonni sempre più impossibilitati a badare ai nipoti poiché a loro volta ancora costretti a lavorare. Con l’arrivo del nuovo anno, arrivano anche una serie di agevolazioni pensate dal Fisco per le famiglie. Si va dallo sconto fiscale per metro, treni e scuolabus alla detrazione per gli studenti con disturbi di apprendimento, fino al bonus per gli strumenti musicali e al bonus bebè, ma tutto questo non sembra bastare.
In un paese in cui sono sempre di meno i bimbi nati ogni anno, per i pochi coraggiosi il boccone da mandare giù è molto amaro. Sono 37.738 mila le dimissioni volontarie registrate in Italia per i genitori con figli fino a 3 anni di età.
I motivi associati a questa scelta forzata sono legati principalmente ai costi dell’asilo nido molto elevati, la mancanza degli stessi e le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia, senza contare gli stipendi bassi e i nonni sempre più impossibilitati a badare ai nipoti poiché a loro volta ancora costretti a lavorare.
Chi perde di più? Chi guadagna meno!
I numeri descrivono anche il tipo lavoro: operaie e impiegate sono le più colpite con oltre 28mila abbandoni contro i 680 delle donne dirigenti. Praticamente chi guadagna meno è costretto a lasciare. Basta infatti considerare che solo per asili e tate si possono spendere anche 500 euro al mese a cui aggiungere le spese per pappe e pannolini, una cifra folle se rapportata agli stipendi bassi di una donna che fa l’operaia o l’impiegata e che nella maggior parte dei casi non guadagna più di 1400 euro al mese.