Qualche tempo fa, un articolo condiviso sulla nostra bacheca di Facebook , ha suscitato la vostra attenzione e sollevato un piccolo dibattito.
Parlava del fatto che in Danimarca l’empatia, ovvero la capacità immedesimarsi nello stato d’animo dell’altro e di comprenderne le emozioni, venga insegnata in classe a bambini e ragazzi tra i 6 e i 16 anni per almeno un’ora a settimana.
Possibile realmente inserirla come materia scolastica?
Questa era la perplessità di fondo di alcuni tra i nostri lettori.
Non solo è possibile, ma anche auspicabile.
Se, infatti, il modello danese sembrerebbe pionieristico in tal senso, anche in Italia cresce l’attenzione per questo tipo di approccio.
Stando ad uno studio tutto italiano, condotto da un team di ricercatrici dell’Università Bicocca di Milano in un gruppo di asili nido dell’hinterland milanese, sarebbe possibile farlo già in teneressima età. Addirittura a partire dalle classi di asilo nido con bambini tra i due e i tre anni. Questa è infatti l’età in cui i bambini imparano a sperimentare le emozioni, a riconoscerle e, in qualche modo, a governarle.
È proprio nella cosiddetta fase dei “terrible two” che ha luogo lo sviluppo emozionale del bambino, ed è in questa fase che gli adulti, tanto gli insegnanti quanto mamma e papà, possono già efficacemente porre le basi per aiutare il figlio a sviluppare l’intelligenza emotiva, di cui l’empatia è una componente. In che modo?
Prima di tutto mantenendo loro per primi un atteggiamento comprensivo e sereno anche di fronte alle manifestazioni più “incandescenti”. In secondo luogo aiutandoli a decodificare i propri sentimenti, dando un nome alle reazioni che provano e che non sempre sono positive.
Sembrerebbe infatti che i bambini che imparino a verbalizzare le emozioni, a spiegarle attraverso il linguaggio, sappiano poi gestirle meglio e comprendere anche quando un loro compagno affronta lo stesso stato d’animo, rendendolo dunque empatico.
Quali strumenti per farlo efficacemente?
Innanzitutto state tranquilli, non serve essere degli psicologi per farlo.
Basterà dedicare un po’ più di tempo ed attenzione ai vostri bambini: è nelle relazioni che loro per primi sperimentano in famiglia che avviene la maggior parte del lavoro.
E se aveste bisogno di qualche strumento in più, provate ad utilizzare questi!
Che rabbia!
Un libro sul più esplosivo dei sentimenti, consentirà al vostro bambino di comprendere gli effetti negativi di quel sentimento che li pervade quando proprio qualcosa non gli va giù!
Funny faces
Che espressione ha una persona annoiata? E una stupita? Scegliendo le giuste componenti i bambini potranno “dare un volto” alle emozioni imparando a riconoscere, ed esprimere, le diverse sfumature dei sentimenti umani.
Inside Out, il DVD
In questo film ci sono tutte le emozioni che caratterizzano il vissuto dei bambini: gioia è la principale (come è giusto che sia nell’infanzia), ma anche tristezza, rabbia, paura e disgusto. Una bella serata di cinema in famiglia potrebbe essere l’occasione giusta per confrontarsi insieme!
Perché insegnare l’empatia
Ilaria Grazzani, docente di psicologia dello sviluppo, e Veronica Ornaghi, assegnista di ricerca dell’Università di Milano-Bicocca, sono le autrici delle studio inizialmente citato. Secondo loro insegnare ai bambini l’attenzione verso i sentimenti dell’altro e sviluppare la loro sensibilità rappresenterebbe
un precoce fattore di protezione da condotte negative verso l’altro, come aggressività, bullismo e azioni antisociali.
Lavoriamo dunque sulla qualità delle relazioni e insegniamo ai nostri bambini l’empatia, a casa come a scuola.
Solo così potrà diminuire l’incidenza di fenomeni che, purtroppo, sembrano attualmente sempre più diffusi anche tra i più piccoli.